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In natura la decomposizione si avvia principalmente sul terreno, dove le sostanze durevoli si accumulano dopo la morte degli organismi che le hanno prodotte, o in parti morte di alberi ed altre strutture situate fuori terra. I fattori principali che regolano lo sfruttamento di queste risorse sono la temperatura e l’umidità, determinate in larga misura dal clima. Generalmente le temperature elevate aumentano la velocità di sviluppo degli insetti, che in condizioni ottimali di umidità e disponibilità di cibo possono svolgere anche vari cicli riproduttivi nell’ambito di un unico anno solare.
Appare quindi evidente come un insetto che si trovi in un qualunque substrato morto a livello di un tronco d’albero o del terreno, incontri una situazione diversa da quella che troverebbe nello stesso materiale utilizzato per realizzare un manufatto conservato all’interno di un’abitazione o in un museo.
Le temperature normalmente elevate di questi ambienti e soprattutto la loro stabilità nel tempo rappresentano uno straordinario fattore di accelerazione dei cicli di sviluppo degli insetti, sottraendoli ad esempio al normale rallentamento invernale dell’attività, tipico delle regioni a clima temperato. Grazie a questi fattori, insetti che normalmente impiegano alcuni anni per passare da uovo ad adulto riproduttivo possono ridurre lo sviluppo in modo sensibile, accelerando la decomposizione del substrato e quindi incrementando notevolmente il danno arrecato.
A conferma di quanto affermato si può citare la scarsa durabilità dei manufatti lignei in clima tropicale e l’aggravarsi dei problemi arrecati dagli insetti xilofagi a oggetti lignei in seguito al riscaldamento degli ambienti dove questi sono conservati. Se si considera che per le infestazioni dei manufatti lignei di interesse storico-artistico o etno-antropologico si fa riferimento non a periodi brevi, ma a centinaia di anni, si comprende come gli individui di molte generazioni possano cumulare la loro attività devastatrice.