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Gli insetti sono generalmente caratterizzati da un elevato potenziale biotico (numero di nuovi nati in un dato lasso di tempo – giorno, mese, anno – o in uno spazio determinato – foglia, albero, legno) che consente rapidi accrescimento delle popolazioni se il substrato di sviluppo si rivela idoneo allo sfruttamento. A questo si contrappone la resistenza ambientale, ovvero l’insieme di tutti i fattori in grado di ostacolare lo sviluppo degli insetti, quali ad esempio condizioni climatiche avverse, scarsità di cibo e presenza di predatori e parassitoidi. Tali elementi, insieme, definiscono la capacità portante di un ambiente (o capacità biologica specifica), la quale esprime il numero massimo di individui che possono essere mantenuti stabilmente in un ambiente.
Gli insetti sfruttano le risorse disponibili in due modi principali. Si osservano, infatti, specie che depongono poche uova in substrati affidabili, definite a strategia di tipo ”K” (basata quindi sulla capacità di adattamento e sopravvivenza), ed altre che sono molto più prolifiche, ma accettano substrati a maggiore rischio, note come specie a strategia di tipo ”r” (basata cioè sul potenziale riproduttivo).
La relazione insetto-ambiente viene quindi ad essere complicata dall’intervento di numerosi fattori, di natura sia abiotica che biotica, che sono causa di una grandissima variabilità nel grado di presenza di un insetto e quindi del danno che esso può arrecare. Tale affermazione acquista un’importanza ancora maggiore nel caso di insetti che attaccano manufatti di importanza storica e artistica.
Questi ultimi sono normalmente realizzati con materiali durevoli, le cui caratteristiche in genere ostacolano un rapido sfruttamento da parte dei consumatori, possiedono cioè un’elevata resistenza ambientale. Il potenziale biotico degli insetti in esame è comunque elevato e questo conferisce loro una grande capacità di crescita, e quindi di causare danni, nel momento in cui la resistenza ambientale si affievolisce.
Questa situazione appare tuttavia giustificata se si analizza la funzione ecologica degli insetti da noi considerati in un contesto più ampio, che tenga conto ad esempio della loro origine e delle funzioni da essi svolte ben prima che l’uomo offrisse loro i manufatti che attualmente attaccano.
La quasi totalità di queste specie appartiene i fatti alla grande catena alimentare della decomposizione, fondamentale per il riciclo della sostanza organica e degli elementi chimici nell’ecosistema. Dal punto di vista ecologico il tarlo che attacca il legno e la tarma che distrugge i nostri abiti stanno svolgendo un’azione di grande utilità, in quanto rimettono a disposizione degli altri esseri viventi sostanze indisponibili.
Dal punto di vista operativo quindi non ci sono da attendere grosse possibilità di successo nel manipolare la resistenza ambientale per contrastare l’attività degli insetti dannosi ai beni ambientali. Tutt’al più si può cercare di rendere ancora meno adatto il substrato di sviluppo, rallentando lo sviluppo degli insetti e quindi la composizione dei materiali, il che ovviamente comporta una maggiore durabilità dei manufatti